martedì 24 febbraio 2015

IL MEDIOEVO ALIMENTARE: CARENZA DI B12 ED ALIMENTAZIONE VEG

La vitamina B12, conosciuta anche come cobalamina, è un coenzima sul quale si fa spesso un gran discutere, soprattutto nell'ambiente veg, quando in realtà la sua deficienza (o presunta tale) è una condizione che spesso prescinde dal fatto di non assumere alimenti di origine animale; sono infatti diverse la cause alle quali si può associare un basso livello di questo elemento, il quale valore di riferimento è tuttavia molto discusso.
Per cominciare, cos'è la vitamina B12 e a cosa serve nel nostro organismo?
Come scritto poc'anzi, le cobalamine (metilcobalamina, idrossicobalamina, deossiadenosilcobalamina e cianocobalamina) sono dei coenzimi, ovvero delle sostanze che partecipano alle reazioni ma senza venirne distrutte, ecco perchè in una persona sana dal momento in cui cessa di assumerle sino al momento dell'eventuale carenza e manifestazione degli effetti negativi possono intercorrere anche 20 anni; inutile sottolineare quanto sia difficile non assumere assolutamente vitamina B12 nell'arco di così tanto tempo, visto che in quantità minime tale vitamina è presente in moltissimi alimenti, anche vegetali, tanto più quanto più naturali essi sono. La grave carenza di cobalamine è correlata a diverse patologie degenerative del sistema nervoso (ma bisogna sempre considerare che con l'avanzare dell'età questa non può che considerarsi una concausa, data la moltitudine di fattori che contribuiscono nel contrarre tali patologie) ed all'anemia perniciosa, una forma di anemia che però, è bene ricordare, si sviluppa anche in seguito alla degenerazione di patologie intestinali (che sono alimentate o possono alimentare le problematiche correlate al fattore intrinseco intestinale, anch'esso causa del malassorbimento della vitamina B12).
Per quanto riguarda il valore di riferimento della B12 nell'organismo, ci sono voci discordanti: diversi esperti sostengono che sia stato praticamente raddoppiato intorno agli anni 70, passando da un valore minimo di 80 al minimo attuale che è, appunto, il doppio; fermo restando che tali valori sono e restano INDICATIVI (nella sua immensa complessità il corpo umano varia tantissimo da persona a persona, così come i reali fabbisogni, rendendo il benessere individuale ben lungi da poter essere omologato in un valore generico), è legittimo dubitare di una "scienza alimentare" che ancora ad oggi, nonostante le stesse evidenze scientifiche, incoraggia il consumo di latticini e carni, decantandone proprietà quantomeno dubbie, quando non apertamente smascherate (latte e calcio, come abbiamo trattato qui: https://www.facebook.com/ChicchiRicchidiSalute/photos/a.1562342397312969.1073741828.1562331400647402/1565346163679259/?type=1&theater).
Tornando al punto quindi, ammesso e non concesso che vi sia una REALE carenza di questa vitamina, tale evento è da imputarsi in maniera molto più ragionevole e verosimile a fattori diversi dall'alimentazione VEG, in primis perchè tale carenza coinvolge anche le persone con un'alimentazione variata che, a rigor di logica, non dovrebbero presentarla; quello che probabilmente è il principale motivo può imputarsi a delle problematiche intestinali che vanno ad inficiare il funzionamento del fattore intrinseco, che possono essere più o meno influenzate dall'alimentazione.
Un'alimentazione sana ed accorta sostiene l'intestino, migliorandone la condizione e favorendo l'assorbimento delle cobalamine, così come un'alimentazione sbagliata può ottenere l'effetto opposto; in tal caso mangiare cibi ricchi di vitamina B12 (derivati animali) fa in modo che, nonostante le perdite date dalla malnutrizione (intesa come alimentazione errata), il corpo abbia un surplus della vitamina per contrastarne la perdita: curiamo il sintomo, non la causa.
Inoltre, questa problematica si è acuita in seguito all'aumento dell'inquinamento ambientale, che fa sì che il nostro cibo necessiti (soprattutto quello della grande distribuzione) di trattamenti (pesticidi ecc...) tali da distruggere la flora batterica del terreno (che è il "veicolo" della vitamina); così facendo eliminiamo o riduciamo fortemente quella percentuale di B12 che noi NATURALMENTE assorbiremmo dai vegetali, rischiando di incorrere in quelle che vengono chiamate carenze (sulle quali possiamo nutrire comunque dei dubbi, sempre per il discorso che le cobalamine non si consumano), e per le quali non solo noi, ma anche gli animali che vengono successivamente macellati, prendono integratori.
Questa è una semplice riflessione per coloro che ritengono gli integratori meno naturali della carne: prendere un integratore con addizionata B12 è meno naturale di mangiare un animale che ha a sua volta mangiato un pastone con addizionata B12?
In ultimo, i VEG dovrebbero prendere in seria considerazione il fatto che i valori considerati "normali" per determinati nutrienti sono riferiti a campioni di persone con uno stile alimentare omologo ma differente dal loro, quindi vi sono i presupposti per non considerarli probatori alla stessa maniera; nulla vieta che un corpo abituato ad un determinato tipo di alimentazione o più efficiente abbia dei valori ottimali differenti da quelli indicati per la popolazione media.


sabato 21 febbraio 2015

IL FALLIMENTO DELLA DIETA

Perchè la maggior parte delle diete producono solo un effetto temporaneo? E ancora, perchè si ottiene facilmente un effetto volano, con non solo la ripresa, ma addirittura l'aumento del peso originale? La risposta a queste domande è semplice ma spesso trascurata...
Il primo e madornale errore nel considerare una dieta è farlo pensando si tratti di una semplice questione calorico-matematica; in realtà, la dieta inizia nella testa ed è lì che va sostenuta, e solo tenendo conto di questo aspetto si può sperare di produrre risultati apprezzabili, soprattutto nel lungo periodo.
Un dato spesso ignorato (volutamente dai professionisti) è quello per il quale qualsiasi variazione di dieta "gode" di un bonus di circa 2 settimane, nelle quali il corpo si adatta al nuovo regime alimentare e durante il quale lo stress prodotto dalla nuova condizione contribuisce alla perdita di peso. Un altro errore molto comune (soprattutto nelle diete home-made) è quello di credere che minore sia l'introito calorico assunto e maggiore sarà la perdita di peso; questo concetto è viziato dal principio, in quanto tratta l'organismo come se fosse un semplice calcolatore, mentre come organismo biologico, nel momento in cui andiamo ad assumere una quantità troppo bassa di calorie rispetto al necessario, otteniamo risultati differenti da quelli di una mera sommatoria: il cervello attiva una specie di "modalità risparmio energetico", dove inizia a dosare meglio i consumi (pensa che ci siano condizioni ostili e quindi inizia a proteggere le nostre scorte energetiche), col risultato che si introduce meno del dovuto ma si consuma altresì meno del normale, soprattutto per quanto riguarda i grassi (e si diventa molto più nervosi in quanto lo stress ed il risparmio energetico vanno ad inficiare anche la nostra sfera neuro-psicologica).
In quest'ottica assume un ruolo importante il concetto di "Peso Mentale"; il nostro corpo ha una sorta di memoria fisiologica che registra un determinato peso, che è quello che probabilmente ha tenuto per il periodo di tempo più lungo e che considera normale, ed ogni sforzo di variare questo valore si scontrerà sempre con tale Set Point ,ben definito ed al quale il corpo tendenzialmente mira (motivo per il quale si oscilla spesso attorno ad un peso ben definito) . Questo ovviamente non significa che non si possa modificare tale condizione, ma semplicemente che l'unico modo per farlo permanentemente è prenderne assoluta coscienza e lavorare con costanza per "resettare" questo valore e portarlo al livello che ci interessa.
Ovviamente questi non sono gli unici motivi per cui le diete funzionano o meno, tuttavia sono argomentazioni alle quali solitamente non viene data l'importanza fondamentale che invece hanno, mentre viene data molta più rilevanza al conteggio delle calorie che non sono solo un fattore soggettivo, ma per molte persone limitante e stressante, con evidenti strascichi successivi.
Per quanto riguarda invece l'effetto volano, bisogna dare il giusto peso all'ambito che maggiormente lo stimola, ovvero alla sfera psicologica, legata alla delusione; spesso le diete sono generalizzate, preimpostate o autoregolamentate e quindi, come tali (benchè ci saranno persone e professionisti più o meno consci della problematica), si pongono obiettivi irreali e metodologie insostenibili. Il risultato di questi regimi è spesso discorde dalle aspettative individuali, e questo in determinati soggetti crea un boomerang che non solo porta scoraggiati a riprendere il peso perso, ma spesso addirittura a superarlo in preda allo sconforto.
In parole povere, la dieta per la prova vestito di un giorno o per una breve vacanza, quindi per una perdita di peso a tempo determinato è una cosa; la dieta intesa come regime alimentare per ottenere risultati e benessere a lungo termine è invece tutta un'altra storia, che passa prima dalla mente piuttosto che dal corpo.

venerdì 13 febbraio 2015

MENU' DI SAN VALENTINO

Ecco un piccolo esempio di menù "afrodisiaco" e gustoso da proporre al vostro partner per un San Valentino a lume di candela...

- Asparagi vestiti al mopur.
- Pasta al pesto di rucola e mandorle.
- Medaglioni di soia alle noci in crema di tartufo e funghi.
- Fragole al cioccolato con panna (un must).

Asparagi vestiti al mopur.

-Ingredienti per 2 persone-

- 10 asparagi con gambo
- 10 fettine di carpaccio di mopur aromatico
- 1 confezione di blurisella (o formaggio veg a preferenza)
- 1 confezione di pasta sfoglia vegetale (rettangolare)
- olio EVO q.b.
- lievito alimentare in scaglie
- sale q.b.

Procedimento

1)Pulite con cura gli asparagi, togliendo la parte dura esterna e prestando attenzione a non rovinare le punte, lessateli a vapore per 5-10 minuti, in modo da ammorbidirli ma far loro mantenere una consistenza croccante.
2)Spalmate la blurisella (o un formaggio veg equivalente, oppure ancora del tofu tritato) sul gambo dell'asparago e coprite con una fetta di mopur.
3)Tagliate in 10 strisce la sfoglia vegetale e avvolgetevi il gambo, coprendo il mopur.
4)Spolverate la punta con del lievito in scaglie e fate gratinare a 180 gradi per una decina di minuti nel forno. Se necessario aggiustate di sale.
Pasta al pesto di rucola e mandorle.

-Ingredienti per 2 persone-

- 160 g di tagliolini veg
- 60 g di rucola fresca (tenetene un pò per la decorazione)
- alcune foglie di basilico
- 25 g di mandorle pelate
- olio EVO q.b.
- una manciata di mandorle a lamelle
- 1 cucchiaio di lievito alimentare in scaglie
- sale e pepe q.b.

Procedimento

1)Lavate ed asciugate la rucola ed il basilico, tagliate grossolanamente e tritate il tutto insieme alle mandorle intere ed al lievito, aggiungendo a filo un pò d'olio sino ad ottenere un pesto omogeneo.
2)Tostate le mandorle a lamelle velocemente in padella, senza aggiugnere olio o spezie.
3)Preparate la pasta e scolatela grossolanamente (in modo da lasciare un pò di acqua di cottura) e mettetela in padella col pesto appena preparato in modo da amalgamare a fuoco lento il tutto.
4)Impiattate la pasta ed aggiungete le mandorle tostate, delle foglie di rucola ed una spolverata leggera di pepe a decoro e guarnizione.

Medaglioni di soia alle noci in crema di tartufo e funghi.

-Ingredienti per 2 persone-

- 6 medaglioni di soia disidratata
- 200 g di funghi champignon (o porcini se preferite)
- 1 tartufo nero (o in sostituzione dell'olio al tartufo o una crema di tartufo)
- 1 bicchiere di vino bianco fermo
- 20 g di noci sgusciate
- 1 confezione di panna vegetale
- un pizzico di prezzemolo
- sale e curry q.b.

Procedimento

1)Reidratate accuratamente i medaglioni di soia, lasciandoli a bagno anche più del necessario se occorre, strizzateli con cura e metteteli da parte.
2)Tagliate a fettine sottili i funghi e fateli sfumare in padella con il vino bianco ed il prezzemolo, aggiungendo anche il tartufo tagliato grossolanamente a scaglie.
3)Aggiungete i medaglioni di soia in padella mentre continuate a sfumare col vino bianco, fate scottare leggermente e poi lasciate mantecare a fuoco lento aggiungendo la panna.
4)Spezzate grossolanamente le noci e sommatele alla pietanza insieme ad un pizzico di curry e di sale, lasciate insaporire per un paio di minuti e servite.

- Fragole al cioccolato con panna.

-Ingredienti per 2 persone-

- 1 cestino di fragole
- 1 barretat di cioccolato fondente
- 1 confezione di panna da montare veg

Procedimento

1)Sciogliete la barretta di cioccolato fondente a bagnomaria ed intingete le fragole, ben lavate, tenendole dal picciolo.
2)Montate la panna vegetale.
3)Enjoy!

Buon Appetito e Buon S. Valentino a tutti!
P.s: Se il menù vi aggrada e decidete di seguirlo, postate le foto dei vostri risultati (anche io integrerò domenica con le foto aggiornate)! ^_^



lunedì 9 febbraio 2015

LA PASSIONE DELLA NATURA: UN SAN VALENTINO SPECIALE

Ebbene si, i migliori afrodisiaci sono soprattutto erbe e vegetali, perchè dunque non rendere ancora più "speciale" l'imminente San Valentino sfruttandoli a nostro vantaggio?!
Innanzitutto, quali sono le caratteristiche che rendono afrodisiaco un determinato alimento? Partendo dal presupposto che la potenza dell'afrodisiaco è direttamente proporzionale alla nostra volontà che lo sia (quindi il fattore placebo è determinante per la "forza" dell'effetto finale), le qualità peculiari dei cibi (ed erbe) classificati come tali è quella di favorire la circolazione e di ridurre lo stress e migliorare l'umore; non di meno alcuni agiscono direttamente sul sistema ormonale, aumentando il desiderio e la fertilità.
Ecco di seguito i principali alimenti da sfruttare per organizzare una romantica, e passionale, serata di coppia....
MANDORLE e FRUTTA SECCA: sono considerati afrodisiaci per la loro ricchezza in termini di nutrienti, come vitamine A ed E, oltre alla presenza del ferro, utile per migliorare la circolazione sanguigna; le mandorle venivano nell'antichità correlate alla forma dei genitali femminili (e per questo esaltate), mentre le noci, ricche di arginina, che agisce da vasodilatatore aumentando l'afflusso di sangue anche nella zona pelvica, grazie a tale caratteristica sarebbero state chiamate "Viagra" naturale.
ASPARAGI: sono ricchi di vitamine del gruppo B, di potassio e di acido folico, che aumenta l'istamina, grazie alla quale si può raggiungere l'orgasmo più facilmente; venivano inoltre considerati afrodisiaci per la loro forma fallica.
AVOCADO: gli atzechi ne associavano la forma ai genitali maschili, successivamente i preti cattolici lo proibirono per il rimando ai genitali femminili, è sempre stato considerato un frutto afrodisiaco; i suoi pregi sono un alto contenuto calorico, una ricca quantità di acido folico, vitamine A,C e B6 (quest'ultima nota per aumentare la produzione di testosterone) e di potassio.
FRAGOLE: possiede diverse sostanze che stimolano l'organismo, tra cui minerali (ferro, calcio, fosforo, sodio, silice e bromo), vitamine C, B1 e B2 e alcuni acidi organici (acido salicilico, acido tartarico ed acido citrico). La loro forza sta tuttavia nel simbolismo sensuale che le accompagna, perchè rappresentano il frutto del piacere sin dai tempi antichi.
BANANE: è ricca di elementi energetici, come minerali quali magnesio e potassio e vitamina B; contiene inoltre bromelina, un enzima che aumenta la libido maschile e combatte l'impotenza. Oltre a questo, è ricca di triptofano, un amminoacido collegato alla serotonina, che migliora l'umore, allontanando lo stress. In passato era considerata simbolo di fertilità per la sua chiara forma fallica.
CIOCCOLATA: stimola il rilascio di dopamina, la sostanza che stimola la sensazione di gratificazione nel nostro cervello, allontanando stress e malumore; contiene inoltre, come la banana, triptofano, che aumenta il rilascio della serotonina e caffeina, che funge da stimolante. Agisce quindi soprattutto sul sistema nervoso, aumentando il piacere e, secondo alcuni studi, la voglia.
FICO: sono ricchi di flavonoidi ed antiossidanti, che possono aumentare la resistenza sessuale; tuttavia è la loro storia a renderli afrodisiaci, visto che sia gli antichi Greci li associavano all'amore ed alla fertilità.
ZENZERO: le sue virtù amorose riguardano soprattutto la sua capacità di stimolare la circolazione sanguigna, garantendo un maggior afflusso di sangue agli organi sessuali; per questa ragione in Asia viene considerato una spezia in grado di rinvivorire l'energia maschile tanto da essere indicato come "Viagra" naturale. Viene utilizzato come ricostituente e contro l'astenia sessuale.
PEPERONCINO: è l'afrodisiaco per antonomasia, difatti le sue proprietà ne fanno un potente vasodilatatore, che aumenta il flusso sanguigno, la temperatura e tonifica le pareti arteriose. Ricchissimo di vitamine, in particolare C ma anche A,B2,E,PP e K2, di minerali e di antiossidanti; la sua nomea afrodisiaca è anche frutto della capsaicina, la sostanza che lo rende piccante!
MACA: era usata dagli Incas che la consideravano divina e destinata al nutrimento dei nobili e dei guerrieri per la sua ricchezza di principi nutrienti, ha proprietà utili al sistema respiratorio, aiuta contro l'invecchiamento ed aumenta la resistenza muscolare. Oggi è utilizzata per il trattamento delle disfunzioni sessuali, in quanto pare stimoli la produzione di spermatozoi e la libido di ambo i sessi.
TARTUFO: si deve la sua presenza nei cibi afrodisiaci soprattutto per la sua esclusività, in quanto il principio attivo che lo renderebbe "amoroso" sarebbe l'androsterone, una sostanza ormonale dei maiali maschi che attirerebbe le scrofe, e quindi si è ipotizzato per analogia che sia lo stesso per l'uomo.
GINSENG: i suoi principi attivi, i ginsenosidi, pare abbiano un effetto simil-estrogeno e che stimolino la circolazione pubica, permettendo una maggior prestanza e risvegliando il desiderio sessuale di ambo le parti; anche questa radice è utilizzata in Oriente come sostituto naturale del Viagra.
GUARANA': è una pianta stimolante che in amazzonia veniva utilizzata come rinvigorente e tonificante; da allora è considerato un forte afrodisiaco, capace di migliorare le prestazioni sessuali e di rinnovare energia e desiderio.
FRUTTO DELLA PASSIONE: il nome è totalmente ingannevole, in quanto la "passione" cui fa riferimento non è quella amorosa ma quella di Cristo. Il nome gli fu dato dai Gesuiti che lo utilizzarono per spiegare la passione di Cristo agli Indiani che cercavano di convertire. Venne preso come esempio in quanto al centro della corolla del fiore, circondata di blu, si trova un groviglio di filamenti che ricorda una corona di spine, mentre il pistillo del fiore rimanderebbe ai chiodi della crocifissione.

Insomma, benchè la natura ci fornisca una gran quantità di alimenti considerati afrodisiaci, la realtà è che ci offre un sacco di espedienti e di consigli per realizzare qualcosa di un pò speciale da condividere con il nostro partner; l'afrodisiaco reale è infatti all'interno della coppia, e con questa consapevolezza preparate dei gustosi manicaretti in un ambiente confortevole, curandovi però di essere voi stessi l'afrodisiaco più importante. ^_^


giovedì 5 febbraio 2015

IL MEDIOEVO ALIMENTARE: LA COLAZIONE

La colazione è il pasto più importante della giornata e va fatto bello ricco.... FALSO!
La colazione è il pasto col maggior rischio ingolfamento della giornata e come tale va fatto il più leggero possibile (quando non saltato del tutto); immaginate il vostro corpo al mattino che si risveglia, dopo un bel riposo, lo vedete? Eccolo che, con calma, sta avviando tutte le funzioni cognitive e motorie proprie dello stato di veglia, un bel lavoro dopo essere stato a "riposo" per tutta la notte; di tutta risposta noi gli diciamo: "Visto che non hai niente di meglio da fare, ti fornisco tutta questa pappardella di roba da digerire, così mi dai energie!"...
In pratica, attraverso al colazione, noi diamo al nostro corpo del lavoro extra con la convinzione, invece, di stare facendo una cosa a lui gradita, per la quale ci ripagherà nel brevissimo periodo fornendoci un surplus energetico; non riesco a sottolineare l'assurdo della cosa: noi per ottenere una illusoria energia immediata inficiamo la funzionalità energetica del nostro organismo ,affaticandolo e ottenendo nei fatti il risultato opposto, ovvero quello di CONSUMARE energia, per la digestione dei cibi, ancor più gravosa vista la condizione di torpore dell'organismo.
In ausilio di queste affermazioni vi sono le caratteristiche dei cicli circadiani, di cui abbiamo parlato in un articolo precedente e che regolano i ritmi biologici di tutte le persone che seguono il ciclo giorno-veglia e notte-riposo; in base a queste conoscienze, noi sappiamo che la mattina, sino a mezzogiorno, il nostro organismo è nella fase di eliminazione, ovvero quella fase dove si ripulisce da scorie e residui del giorno precedente (e non solo). Introducendo del cibo prima di mezzodì, quindi, interrompiamo il naturale processo di depurazione fisiologico, che si rende tanto più necessario quanto meno è curata l'alimentazione o le proprie abitudini nutrizionali; attraverso il "digiuno della colazione" si possono eliminare tutta una serie di problemi minori che affliggono la stragrande maggioranza delle persone "occidentali", come ad esempio pesantezza, acidità di stomaco, stanchezza cronica, finanche nervosismo e stress, in quanto il prolungamento del processo di depurazione da cena al pranzo successivo favorisce una migliore pulizia dell'organismo, con conseguente aumento di funzionalità ed efficienza.
D'altronde, è l'etimologia stessa della parola che ce lo dice: colazione deriva dal termine latino collatio, ovvero "mettere insieme"; questi era il nome del pasto che si faceva riuniti alla sera, nulla a che vedere con la nostra usanza mattutina, anzi, era l'esatta descrizione del pasto serale, ovvero la cena! Era questi ad essere considerato il pasto più importante della giornata, quello nelle tarde ore pomeridiane prima del calar del Sole o subito dopo (a seconda delle stagioni e della latitudine); in tal senso ci vengono in ulteriore aiuto e conferma i ritmi circadiani, in quanto l'orario di "appropriazione" del cibo si trova tra le 12 e le 20, nel lasso di tempo nel quale in origine si consumava il pasto principale della giornata. Non stiamo neanche disquisendo del Mito della colazione (il mito nasce dal passato, dove la colazione non esisteva come la intendiamo noi), ma della scelta relativamente moderna di introdurre e valorizzare questo pasto sino ad osannarlo oltre ogni ragionevole beneficio; tradizione e cultura, ecco i moventi della colazione, sicuramente non benessere e salute nel senso assoluto del termine.
Detto questo, se proprio si vuole transigere per le più disparate ragioni, fosse anche solo il piacere del gusto, la miglior scelta ricade in bevande naturali, possibilmente centrifugati di frutta e verdura crudi, oppure in piccole dosi di frutta fresca; questi alimenti, vantando dei carichi calorichi e dei tempi digestivi inferiori, sono quelli che meno incidono (ma comunque lo fanno) sui nostri processi depurativi biologici mattutini, e che forniscono energia in tempi relativamente più brevi.


mercoledì 4 febbraio 2015

INSALATA "FERROSA"

Per concludere "l'inno al ferro" di questi ultimi articoli, ecco una ricetta deliziosa ricca di nutrienti e di questo minerale importantissimo, oltre che di vitamina C per favorirne l'assorbimento!

-Ingredienti per 4 persone-

- 100 g di foglie di spinaci ben lavate
- 100 g di tofu
- 80 g di pistacchi sgusciati
- 100 g di germogli di soia
- succo di un limone
- olio EVO
- salsa di soia
- cumino e curcuma
- sale e pepe qb.

Procedimento

1)Lavate bene le foglie di spinaci e mettetele in un'insalatiera capiente.
2)Tagliate a dadini il tofu ed aggiungetelo nell'insalatiera insieme ai pistacchi ed ai germogli di soia.
3)Spremete il limone e unitelo a 2 cucchiai di olio EVO e 2 di salsa di soia, mescolate sino ad ottenere una sorta di cremina con la quale condire l'insalata.
4)Aggiungete un cucchiaino scarso di curcuma ed uno di cumino, un pizzico di pepe e, se necessario, un pizzico di sale. Servite e gustate!

Buon Appetito!


martedì 3 febbraio 2015

IL FERRO

Per completare il post "ferroso", ecco una tabella con le principali funzioni del ferro e con gli alimenti vegetali che ne sono più ricchi!


lunedì 2 febbraio 2015

IL MEDIOEVO ALIMENTARE: VEG-ANEMIA

"Hai l'anemia? Allora devi mangiare la carne di cavallo!"
Quante volte avete sentito questa storia? Chiunque si sia trovato in carenza di ferro ha dovuto sorbirsi questa "diagnosi" dal proprio medico curante, salvo rari ed eccezionali casi; ma è la verità? Ovviamente no, o meglio, è anche vero che la carne è fonte di ferro, ma questo non ne priva tutti gli altri alimenti, anzi; alcuni alimenti vegetali non solo sono ricchi di ferro, ma altresì di un gran numero di altri nutrienti benefici, a differenza degli alimenti di origine animale, che presentano sempre al nostro organismo un conto molto salato per i pochi servigi offerti.
Tra il ferro presente nella carne ed il ferro presente nei vegetali vi è una sostanziale differenza, che porta, insieme ad altri motivi ben lungi da quello salutistico (in primis il grande mercato che accompagna l'industria della carne), a consigliare la prima ed ignorare i secondi; questa differenza si identifica nel "suffisso" EME.
Il FERRO EME è il ferro più biodisponibile, legato alle emoproteine muscolari e presente esclusivamente negli alimenti di origine animale (tranne che nei latticini), dove costituisce fino al 50% del ferro presente; sotto questa forma viene assorbito indipendentemente dagli altri elementi presenti.
Il FERRO NON EME è il ferro tipico dei vegetali (costituisce anche la restante parte del ferro presente negli alimenti animali), inorganico e meno biodisponibile, può trovarsi sotto forma di due differenti ioni, Fe2+ ferroso o ferro bivalente e Fe3+ ferrico o ferro trivalente; tra le due, la forma bivalente viene assorbita più facilmente. Attraverso il transito nello stomaco, i succhi gastrici favoriscono la riduzione dello ione Fe3+ in Fe2+ , questo comporta che in caso di alterazione dei processi digestivi e della composizione e secrezione dei succhi gastrici, l'assorbimento del minerale risulta ridotto.
Per riassumere, il ferro eme (animale) è maggiormente biodisponibile del ferro non eme (vegetale), che a sua volta si divide in ione Fe2+ , meglio assimilabile, e Fe3+ , meno assimilabile; questo porta a definire le seguenti percentuali di assorbimento da parte del nostro organismo: 2-10% del ferro fornito dai vegetali (non eme) e 10-30% di quello fornito dalle carni (sommando eme e non eme).
Tuttavia, tali discorsi non tengono in considerazione che vi sono diversi fattori concorrenti all'assorbimento di questo prezioso minerale, e che grazie a questi si possono sviluppare o debellare eventuali carenze, indipendentemente dalla forma nella quale lo si assume; ad esempio la vitamina C (acido ascorbico) e l'acido citrico contrastano l'ossidazione dello ione ferro, mantenendolo in forma bivalente ed aumentandone di molto la biodisponibilità. Il corpo moltiplica le sue capacità di assorbimento quando si trova in una condizione di carenza, cosa che avviene anche durante la gestazione, ed in queste situazioni l'assorbimento può arrivare anche a triplicarsi; in sostanza, più ferro abbiamo e meno ne assorbiamo, e viceversa. Anche l'attività fisica incide positivamente sulla sua assimilazione. In termini assoluti, la concentrazione di ferro nei vegetali risulta spesso maggiore di quella presente negli alimenti animali, ciononostante, per la sua natura interattiva con gli altri nutrienti, finisce per essere vittima di cattive abitudini che ne pregiudicano la resa, in particolare:
- I fitati e gli ossalati, di cui sono ricchi specialmente legumi, cereali integrali, spinaci e cacao, inibiscono l'assorbimento del ferro; per ovviare a questo problema è utile ridurne i livelli attraverso la germinazione, la lievitazione o la messa a mollo, così da ridurre la loro azione negativa, mentre per gli spinaci è utile aggiungere del succo di limone prima di consumarli.
- Dosi elevate di calcio e fosforo, latticini in primis, riducono considerevolmente l'assorbimento del ferro, così come alte presenze di zinco, perchè questi minerali competono tra loro.
- I tannini, presenti nel vino rosso, nel tè, nel caffè e nel cioccolato, influenzano negativamente l'assimilazione del ferro, pertanto è consigliabile assumerli lontano dai pasti; questi alimenti contengono inoltre polifenoli, che si legano al ferro rendendo ulteriormente più difficile per il corpo fruirne.
- Farmaci e condizioni patologiche che vanno ad influire sui succhi gastrici e sulla loro composizione, come ad esempio farmaci antiacidi, antibiotici, ipocloridria, sindrome di malassorbimento e dissenteria.
Per concludere, è un assunto completamente errato quello che per guarire dall'anemia, o per prevenirla, si debba necessariamente ricorrere alla carne, anzi, il fatto che bisogni seguire dei semplici accorgimenti per ottenere un congruo assorbimento di ferro dai vegetali finisce col responsabilizza il proprio stile alimentare, donando all'organismo una quantità superiore e ampiamente migliore di nutrienti, ed evitando le inesorabili problematiche legate al consumo della carne.