Dopo
lo zucchero ed il sale, ecco la terza "droga" della nostra
alimentazione, che crea dipendenza al pari delle altre e, come
queste, contribuisce alla degenerazione del nostro stato di salute,
portando obesità, diabete, malattie cardiovascolari e cancro.
L'assunzione
di grassi pare scatenare la produzione di endocannabinoidi
all'interno del nostro intestino, a detta degli esperti, che generano
non solo dipendenza ma aumentano la voglia di mangiare ancora,
stimolando l'appetito e facendocene desiderare sempre di più; i cibi
grassi, infatti, interferiscono con il meccanismo fame-sazietà tra
stomaco e cervello, dando vita a questa reazione. Inoltre, annche in
questo caso, come avviene per lo zucchero, si attiva un meccanismo di
gratificazione legato alla loro assunzione, che può dare vita a vere
e proprie "crisi di astinenza", con annessi rischi di
ricadute ancor peggiori (è il caso del famoso effetto yo-yo legato
alla perdita di peso).
In
questo testo non tratterò i grassi idrogenati, cui riserverò un
articolo a parte; dobbiamo quindi distinguere tra i due tipi di acidi
grassi naturali presenti negli alimenti: saturi ed insaturi. Per
spiegare brevemente la differenza chimica tra i grassi saturi e
quelli insaturi, basti sapere che quelli saturi sono incapaci di
creare legami con altre molecole, mentre quelli insaturi presentano
uno o più doppi legami che gli permettono di essere maggiormente
digeribili dal nostro organismo, tra questi troviamo i celebri omega
3, 6 e 9; inoltre, i grassi saturi generalmente hanno una maggior
resistenza alla temperatura ed all'ossidazione, proprio per questa
loro maggiore compattezza.
I
primi si trovano soprattutto negli alimenti di origine animale (ed in
percentuali maggiori), mentre i secondi si trovano sia nei vegetali
che non; al nostro corpo, in quantità minime, sono utili entrambi
(ad esempio, organi come il cuore ed i reni sono ricoperti da uno
strato di grasso di protezione), ma la bilancia pende fortemente
verso quelli insaturi, che risultano meno dannosi per il nostro
organismo rispetto agli altri. Un eccesso di quelli saturi, infatti,
contribuisce all'aumento dei livelli di colesterolo cattivo (LDL) e
diminuisce il senso di sazietà (per il meccanismo che abbiamo visto
prima di interferenza delle trasmissioni tra stomaco e cervello),
aumentando il rischio di obesità e quello di patologie quali ictus e
infarto, poichè determina la formazione delle placche lipidiche a
livello delle coronarie e dei vasi cerebrali. E' inoltre comprovato
che attraverso l'esubero di grassi saturi aumenti l'incidenza di
tumori al colon, al retto e all'intestino. Con questo non si vuole
necessariamente dicotomizzare i grassi in buoni e cattivi,
semplicemente nel limitarne l'assunzione in generale, meglio
utilizzare qualche accorgimento in più per limitare ulteriormente in
percentuale tra i due quelli saturi. E' utile infine usare un
accorgimento nel consumo di quelli insaturi, combinandoli alla
vitamina E, in quanto coadiuvante al loro mantenimento (i grassi
insaturi si ossidano più facilmente, e la vitamina E contrasta il
processo di ossidazione).
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