domenica 11 gennaio 2015

IL MEDIOEVO ALIMENTARE: IL MITO DELLE PROTEINE NOBILI

Con la classificazione di proteine nobili, si è voluto veicolare in maniera tendenziosa ed arcaica una peculiarità delle proteine animali, rendendole "altolocate" rispetto a tutte le altre; questa definizione non è solo completamente fuorviante, ma degna dell'oscurantismo medioevale.
Spieghiamo brevemente da cosa deriva questo arbitrario superclassamento delle proteine animali; degli aminoacidi esistenti, circa una ventina intervengono nella nostra sintesi proteica, una decina dei quali sono considerati aminoacidi essenziali, perchè il nostro corpo non è in grado di sintetizzarli autonomamente (gli aminoacidi sono dibattuti tra 21-23 e gli essenziali tra 8-10, per dire la certezza assoluta con cui ci avviciniamo a queste argomentazioni). Le proteine di origine animale possiedono al loro interno tutti gli aminoacidi essenziali contemporaneamente, a differenza della quasi totalità degli alimenti vegetali (la soia ad esempio li ha tutti anch'essa). Gli alimenti vegetali sono quindi stati intrinsecamente relegati a fornitori di proteine "plebee" in virtù del fatto che non posseggono contemporaneamente tutti gli aminoacidi essenziali, ma sono quindi privi di alcuni di essi? Certo che no, gli alimenti vegetali sono perfettamente in grado di fornire tutti gli aminoacidi necessari al nostro corpo, semplicemente non sono concentrati tutti in un unico alimento ma sono divise tra i vari frutti, verdure, cereali e legumi; una dieta variata fornisce al nostro organismo tutta la quantità, reale o presunta tale, di proteine necessarie. Seguendo il ragionamento delle proteine nobili, nella nostra alimentazione dovremmo classificare anche le "proteine regali", ovvero quelle della carne umana, perchè essendo la carne più simile alla nostra presenta la composizione aminoacida ottimale per il nostro organismo (questa provocazione è stata ripresa da più esperti in materia)!
In tutte queste considerazioni stiamo, ed è storicamente stato (lo prova il nome altisonante), tralasciando tutta una serie di altre condizioni riguardanti il nostro organismo: le proteine non sono elementi stagni, ma interagiscono oltre che tra loro, con vitamine e minerali, elementi di cui i vegetali, ancor maggiormente se crudi, sono ricchissimi; le proteine vegetali sono molto meno acidificanti di quelle animali, mobilitando un minor quantitativo di sali minerali, che andrebbero a discapito della nostra bilancia nutrizionale ed infine, le proteine di origine animale sono associate agli alimenti di origine animale, ricchissimi di colesterolo e grassi saturi.
In parole povere, se ragionassimo in maniera olistica sulle proteine, la medaglia sarebbe inesorabilmente rovesciata, rendendo le proteine vegetali "proteine pulite" e quelle animali "proteine inquinanti", in quanto la loro dubbia vantaggiosità si scontrerebbe contro la certa dannosità.
E' importante infine ricordare che il fabbisogno proteico tanto decantato è frutto anch'esso di considerazioni arbitrarie, che si sono via via alleggerite nel tempo, segnalando che l'alimento più prestante a livello accrescitivo del corpo umano (il latte materno che trasforma il lattante in bambino), ha una concentrazione proteica dall'uno al due percento, guardacaso la stessa quantità presente in frutta e verdura (il chè dovrebbe dare un piccolo input sulla fisiologia frugivora dell'uomo).

Nel linguaggio comune la parola "mito" indica qualcosa di favoloso o di irraggiungibile, che viene in qualche modo amplificato e allontanato dal reale; per l'appunto il "mito" delle proteine nobili, elevate oltre i propri meriti per evidenti interessi manifesti, così chiari da riuscire a nascondersi dietro comode falsità.


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