domenica 28 dicembre 2014

IL DIGIUNO

Per digiuno si intende un periodo, più o meno prolungato, nel quale non si introduce nessun tipo di alimento e si beve solo acqua; vi sono diversi tipi di digiuno e diverse metodologie di applicazione, tuttavia la definizione più generica è quella antecedente ed è quella che, principalmente, si applica nei digiuni di tipo terapeutico.
E' molto importante fare questa premessa: tutti abbiamo la possibilità e la capacità di digiunare, tuttavia i tempi ed i modi cambiano radicalmente da una persona all'altra, in base all'età, alla massa, alla forma fisica, all'alimentazione e, soprattutto, alle patologie individuali; questo significa che, benchè sia una pratica semplice, non ha un modo univoco per essere affrontata, quindi, soprattutto nel caso di patologie importanti, necessita di una guida competente (in ogni caso, è sempre bene sapere e capire cosa si sta facendo, quindi nel dubbio è sempre meglio un consulto informativo).
Detto questo, il digiuno è un vero toccasana; abituati socialmente e culturalmente ad "aggiungere" sempre più cibo e nutrienti al nostro organismo, riusciamo invece ad ottenere ottimi risultati fermando questo continuo accumulo in favore di una depurazione e di una sorta di reset del nostro organismo, lasciandogli il tempo di lavorare senza la distrazione (rilevante) del continuo alternarsi delle 2-3-4-5-6 digestioni giornaliere. E' in questa condizione di riposo che il nostro corpo rifiata, si risistema ed ottimizza i suoi "processi produttivi", migliorandone l'efficienza e ripulendo a fondo le incrostazioni che si formano inevitabilmente negli anni, soprattutto con la dominanza della dieta occidentale-americana, che gozzoviglia in alimenti ben poco sani e spesso bivacca su sale, grasso e zuccheri raffinati, per la "gioia" della nostra salute e aspettativa di vita. Non sono rari infatti i casi di guarigione attribuiti ai digiuni più o meno prolungati.
E' importante sapere inoltre che, a questa condizione di riposo degli organi interni acquisita col digiuno, deve conseguire il riposo del corpo e della mente: non si può infatti affrontare un digiuno "impegnativo" nel momento in cui non si è nella possibilità o nella capacità di rallentare i propri ritmi vitali; se abbiamo necessità di fare costantemente sforzi fisici importanti o viviamo spesso situazioni di forte stress, questi fattori possono inficiare il meccanismo depurativo del digiuno, rendendolo addirittura deleterio (men che meno si possono bere alcolici o prendere medicine).
La parola chiave è Consapevolezza; quella di non stare affrontando una privazione ma una rigenerazione, di non avere a che fare con una medicina ma con un'autoguarigione. I primi giorni (che sono anche tutti quelli dei brevi digiuni più spesso adottati) sono quelli che presentano maggiori ostacoli, perché il corpo ci "chiede" di mangiare, abituato com'è ai ritmi che abbiamo sempre adottato, ma non si tratta di fame reale, e questo concetto è da comprendere; ormai noi non mangiamo più per "necessità", ma per "golosità", quindi abbiamo perso la cognizione di quello di cui necessita il nostro corpo per funzionare adeguatamente. Inoltre sopraggiunge un senso di spossatezza, alle volte può comparire la nausea ed anche un leggero mal di testa; sono tutte condizioni legate al processo di depurazione del corpo, alla variazione delle nostre abitudini, cui il nostro organismo deve far fronte, attivando i meccanismi di risparmio energetico che contrastano con l'abitudine di avere sempre elementi da scartare. Salvo patologie e diverse indicazioni mediche, si tratta di normale fisiologia, direttamente proporzionale al nostro grado precedente di intossicazione, tantopiù che un digiuno breve di 3 giorni (quello più comune minimamente prolungato) sperimenterà quasi sempre, in maniera più o meno accentuata, queste condizioni.
In ultimo, in questo breve articolo conoscitivo (l'argomento è talmente vasto che ci sono diversi libri che trattano solo di questo), accenniamo ad un dettaglio che non viene immediatamente associato al digiuno ma che ne condivide, a seconda della durata, l'importanza, ovvero: la ripresa alimentare; cosa e quanto mangiare al termine di un digiuno deve essere direttamente correlato alla durata dello stesso, perchè una cattiva ripresa alimentare può anche compromettere la propria salute (nel caso di prolungati digiuni). A tale scopo, sono molto indicati pasti leggeri, eventualmente frequenti, a base di verdura, preferibilmente cruda, e frutta; questa fase è direttamente dipendente dallo stato alimentare e di salute dell'individuo, e non va presa alla leggera perchè molto delicata.

Semplici indicazioni e consigli per interfacciarsi con il digiuno (se avete dubbi e perplessità, soprattutto patologie che vi obbligano a prendere medicinali giornalmente, rivolgetevi al vostro medico, è ridondante continuare a ripeterlo, ma, come in tutte le cose, è importante il buon senso):
- Il digiuno non ha durata prestabilita o fissa, può durare 1 pasto come 40 e più giorni, ed è utile in ogni caso, anche solo quello di 1 pasto è meglio di nulla.
- Per fare un digiuno di 1 giorno, la maniera più semplice è cominciarlo dopo pranzo e non fare troppo tardi la sera, per poi riprendere a mangiare il pranzo del giorno successivo, così la percezione effettiva sarà quella di aver saltato 1 solo pasto, ma il risultato saranno comunque 24 ore di digiuno.
- Un metodo per attuare una depurazione più leggera ma costante è il digiuno della colazione, ovvero non mangiare nulla dalle 8 di sera alle 12 del giorno dopo, lasciando al corpo 16 ore utili.
- Un semi-digiuno ancora più leggero permette di bere estratti di frutta e verdura al posto dell'acqua; in questo modo lo sforzo digestivo del nostro organismo è estremamente ridotto e quindi si riescono ad ottenere, anche se in maniera minore, alcuni benefici.



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